
…A CHE GIOCO GIOCHIAMO?
- Beatrice Stocco
- Cresci con me
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…A che gioco giochiamo?
Come e con cosa giocare assieme ai nostri figli: fra giochi e giocattoli…
Questa settimana ho deciso di parlare di qualcosa di diverso dal solito. Parliamo di gioco, giocare, giocattoli. Molto spesso confrontandomi con i genitori si condivide l’idea che “una volta” fosse più semplice giocare, tornano frequentemente espressioni del tipo “giocavamo con quello che avevamo”, “non avevamo bisogno di tante cose”, ”…adesso non sanno neanche cosa scegliere”, “abbiamo la casa piena di giochi”…ti ritrovi anche tu in queste affermazioni? Noti anche tu che il tuo bambino abbia a disposizione una varietà quasi infinita di giocattoli?...Se la risposta è sì, ti invito a continuare a leggere questo articolo.
Dicono che il neuropsicomotricista sia lo specialista del gioco. Io non lo so se posso permettermi di definirmi tale, ma sono certa di una cosa: ogni giorno gioco e gioco a giocare con i miei bambini, e giocando, curo, riabilito, abilito.
Per chi avesse già preso visione degli articoli pubblicati nelle settimane precedenti – in cui abbiamo parlato di autonomie, regole e molto altro (Cresci anche tu con me…clicca qui! https://www.condividiamo.org/index.php/rubriche/cresci-con-me), sarà ben chiaro come nei miei scritti rimangano dei punti fissi, in particolare definizioni e ricerca del significato originario delle parole e i tipici “in estrema sintesi”.
Molto bene, direi che è tempo di cominciare…e questa volta comincio con una domanda. Cos’è, secondo te, cara mamma, caro papà, carissimo lettore, un gioco?...Prima di continuare nella vostra lettura vi invito a fare un piccolo giochino: rivolgete questa domanda al vostro compagno, il confronto genitoriale arricchisce la coppia ed i figli, è una risorsa preziosa.
Bene, se ci hai pensato, o se ancora meglio, ci hai pensato assieme al tuo compagno di genitorialità, possiamo procedere.
Partiamo da lontanissimo stavolta…prendiamo spunto dalla lingua inglese. In inglese si distinguono due termini: play e game. Play, secondo il nostro caro dottor Google, sta a significare: gioco fine a sé stesso (aaahhh! Che cosa leggono i miei occhi!!!...dopo capiremo perché questa espressione mi faccia questo effetto), recitare, suonare. Mentre game starebbe a significare gioco con uno scopo, ma anche cacciare.
Con questo però non abbiamo risolto granchè…anzi, abbiamo aggiunto confusione alla confusione! …Vediamo di rimediare.
Ah, si! Come dimenticare l’altro punto fisso del mio scrivere…i riferimenti a libri ed autori! Ecco, ecco, arriva subito il libro giusto, che fa al caso nostro.


E questo è invece il simpatico signore che lo ha scritto: Gregory Bateson.
Ecco, lui ne sapeva di gioco. Tanto che ci ha pure scritto un libro, il cui titolo eloquente ci restituisce già un po’ di serenità in questa incertezza. Ma…il sottototitolo ci dice qualcosa di ancor più importante:
…non si può mai dire a qualcuno “gioca!”.
Bateson dice questo offrendoci la definizione quanto più precisa di gioco. Innanzitutto, vediamo cosa un gioco non è:
- gioco non è una azione
- gioco non è una attività
Ma gioco è…una cornice per una azione o una attività.
Il fatto che è un gioco possa essere definito tale è permesso dalla presenza di elementi metacomunicativi che esprimono chiaramente come quello che sta succedendo sia un gioco.
In parole più semplici: osservo il mio bambino che galoppa con grinta e determinazione il manico della scopa della cucina, so che sta fingendo…forse di essere un cavalliere a cavallo, o chissà cosa, ma lo so, e lo riconosco chiaramente, e non penso sia impazzito ma penso “questo è un gioco!”.
Secondo Bateson: "Le azioni che in questo momento stiamo compiendo non denotano ciò che sarebbe denotato da quelle azioni che queste azioni denotano".
…Chiarissimo, no?!...
Facciamola più semplice. Gli elementi metacomunicativi sono rappresentati da tutti quei detti e non detti che ci suggeriscono senza dubbio che quanto stia accadendo sia finzione, sia progettatto, sia guidato dalla fantasia: la sua voce che diventa acuta o grave, il suo sguardo che si fa fiero o feroce, le sue mani che imitano un artiglio…
Cioè, quella specifica azione, viene compiuta in un modo e con delle modalità che ci permettono di distinguerla chiaramente da una azione compiuta senza intenzioni di gioco.
È il momento dell’estrema sintesi:
…il gioco non è dato dall’azione, ma da come viene compiuta l’azione...
Penso che rispetto a cosa sia il gioco, possiamo dire di avere le idee già più chiare, ci siamo dilungati a lungo su questa definizione…bene. E ora? Ora vediamo a che gioco giocare con i nostri figli, a seconda delle diverse età! Ci sarebbero ancora tante cose da dire, per cui ho pensato di preparare per voi un breve prontuario del gioco: per giocare bene a giocare, breve, lineare e spendibile nella nostra vita quotidiana fatta di tanti impegni e tanti giochi! Non perderlo la prossima settimana!
A cura di Beatrice Stocco
Per praticità e sintesi ho pensato di suddividere le indicazioni pratiche di “a che gioco giochiamo?” in tre aree dedicate alle diverse età e di allegarlo con un pulsante per visualizzarlo.