FRA RIMPROVERI ED ELOGI…MEGLIO “MONELLO!” O “BRAVO!”?

    FRA RIMPROVERI ED ELOGI…MEGLIO “MONELLO!” O “BRAVO!”?

    Le scorse settimane abbiamo parlato di regole e con esse abbiamo approfondito il concetto di autorevolezza. Abbiamo detto che le regole rappresentano la prima forma di libertà che i genitori concedono ai propri bambini e che esse rappresentano un bisogno. Abbiamo poi parlato dei loro no, delle loro opposizioni e delle loro crisi di rabbia difronte ai limiti da noi imposti e dai divieti.

    Ora vediamo invece dove possa pendere l’ago della bilancia quando ai due bracci siano posti un “bravo!” ed un “monello”.
    Nella nostra impostazione culturale ed educativa il rimprovero rappresenta la modalità primaria alla quale ricorriamo nel momento in cui una regola viene infranta, oppure un comportamento non ottimale o addirittura non consentito viene messo in atto. La premessa che intendo fare in tal senso è quindi la seguente: il rimprovero è una strategia educativa e pedagogica importante, ma non deve rappresentare l’esclusiva. Ecco l’estrema sintesi a cui giungeremo al termine della riflessione.

    Il rimprovero è una strategia educativa e pedagogica importante; ma non deve rappresentare l’esclusiva!

    Appurato che il rimprovero non rappresenti la modalità univoca a cui affidarsi nei contesti sopracitati, quali strategie e strumenti abbiamo a disposizione? Ecco che l’ago della bilancia sembra già giocare a favore del “bravo!”. È proprio così infatti, che notiamo come un atteggiamento che pare essere agli antipodi di quello descritto fino ad ora, può invece rappresentarne un valido sostituto.

    L’elogio, il riconoscimento, l’esulto, il complimento, come la carezza, in termini pedagogici assumono l’identità di rinforzo positivo.
    Dato che è indicato l’attributo positivo, non ci sorprenderà sapere che esiste l’antitesi dello stesso: il rinforzo negativo. Veniamo quindi a definirli con maggiore precisione.

    Avanziamo una piccola ma importantissima premessa: OGNI EVENTO PUÒ RAPPRESENTARE UN RINFORZO!

    È bene continuare però, prima di offrirvi una definizione tecnica precisa, affermando che il rinforzo rappresenta una strategia di fondamentale importanza nell’educazione, in quanto il suo valore potenziale si estende ben oltre l’impostazione normativa che desideriamo trasmettere ai nostri figli. Il rinforzo, strategia preziosissima, infatti, rappresenta un principio fondamentale de…rullo di tamburi, tenetevi forte…dell’APPRENDIMENTO.

    Il RINFORZO è il principio fondamentale dell’apprendimento.

    Bene. È tempo di passare alla definizione tecnica per evitare qualsiasi forma di possibile frainteso rispetto all’identità di questo strumento. Rubo le parole a Skinner, un grandissimo psicologo statunitense che di rinforzo e comportamento ne ha saputo dire tante e tante.

    Eccolo qui, ve lo presento:  

    skinner

    «Si definisce rinforzamento qualunque evento, il quale, seguendo

    un comportamento, rende più frequente nel futuro la comparsa di

     questo stesso comportamento»

    ok, quindi, in parole più semplici: qualsiasi evento può essere un rinforzo, come abbiamo detto. Per comprendere appieno però il significato di questo concetto, che possiamo utilizzare come potente strategia educativa, proviamo a calarci in una situazione ipotetica che ci coinvolga direttamente. Smettiamo di pensare a bambini, regole ed educazione per un momento.

    Immaginiamo, care mamme, vi appello per prime, di recarci in un nuovo supermercato. In questo supermercato, al momento del pagamento, ci viene regalato un pacco di pasta e una confezione di caffè. Chi non apprezzerebbe questo gesto? E chi non ritornerebbe in questo supermercato? Ecco, il rinforzo è da vedersi proprio nell’evento che ha seguito la nostra spesa, in questo caso il regalo.

    Immaginiamo ora, cari papà, di recarci al distributore di carburante e ricevere in omaggio un detergente per l’auto e un buono per il check completo del veicolo, gratuito. Non sarebbe male cominciare la giornata con questa sorpresa, no?

    Lo so, lo so…ho voluto vincere facile portando esempi di rinforzi concreti e tangibili, che in termini colloquiali ci fanno sentire “comprati”. Ma il principio che accomuna i due esempi è molto semplice e banale: queste attenzioni e questi doni ci porteranno con piacere a tornare nel supermercato e nel distributore di carburante, aumentando la probabilità che il nostro comportamento si ripeta in futuro.

    Lo stesso succede con i nostri figli. Con le caramelle, il giocattolo, il gelato promessi, ma anche e soprattutto con gli elogi, i riconoscimenti, gli esulti condivisi per qualcosa di riuscito, i complimenti, le carezze: i rinforzi positivi a qualsiasi comportamento che desideriamo ardentemente si ripetano con maggiore probabilità in futuro.

    Esempio calato nella realtà quotidiana. A cena il nostro bambino mangia e dialoga con noi, sospendendo le sue attività ed i suoi giochi, rispettando la regola che a tavola si interrompono i giochi, appunto. Riconoscergli questo successo lo farà sentire apprezzato, stimato e riconosciuto nel suo impegno e capacità di autocontrollo, alimentando la sua autodisciplina e la sua autostima in un secondo momento.
    Allo stesso modo, un rimprovero ad alta voce per l’occasione in cui il nostro bambino infranga totalmente la regola e non interrompa il gioco per giocare, di certo non rappresenterà un fallimento educativo, ma in breve tempo si dimostrerà essere una strategia meno efficacie ed efficiente nel breve e lungo periodo. Si invia il messaggio opposto: di inefficacia, scarsa capacità di autocontrollo e di compiacere i genitori, di renderli orgogliosi e soddisfatti.

    Il principio che possiamo quindi trarre, in estrema sintesi, è dunque che

    • E' tanto più conveniente rinforzare una azione riuscita ed un comportamento ottimale piuttosto che rinforzare negativamente un comportamento disfunzionale.
    • L’attenzione positiva ad un comportamento o azione, garantita dal rinforzo positivo, aggiunge. L’attenzione negativa toglie.

    “Cerchiamo di fare in modo che i bambini si ricordino di più le volte in cui sono riusciti in qualcosa rispetto alle volte in cui non ce l’hanno fatta.
    Come?
    Proviamo ad essere noi la memoria dei loro piccoli e grandi successi.”

    (Rossini, Urso)

    A cura di Beatrice Stocco


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