
REGOLE: CONOSCERLE PER FARLE FUNZIONARE!
- Beatrice Stocco
- Cresci con me
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…ed eccoci di nuovo qui, come promesso! Ci siamo lasciati la scorsa settimana con delle domande piuttosto sostanziose: cosa sono le regole? a cosa servono?...Ma soprattutto, se queste vengono contestate o negate? Che succede, cosa fare, qual è il miglior modo di comportarsi?
Procediamo per ordine!
1. COSA SONO LE REGOLE?
Le regole sono uno strumento educativo indispensabile alla crescita del bambino ed al suo sviluppo. Ma attenzione…le regole sono uno strumento educativo indispensabile alla vita del genitore ed alla sua sopravvivenza! Ironia a parte, le regole sono importanti tanto per il bambino quanto per l’adulto. Per il primo sono una guida fondamentale, un modello di comportamento rispetto al quale orientarsi, per l’adulto invece rappresentano il limite, il confine, l’aspettativa che grava sul bambino, e la regola, così preziosa, può fare le veci dell’adulto stesso. La regola espressa in modo chiaro ed imprescindibile, costante e routinario, verrà interiorizzata dal bambino e dall’adulto stesso, venendo a rappresentare la trasposizione dell’autorevolezza del genitore, anche quando questo non sia presente. Vi riporto un prezioso episodio di vita quotidiana. Assisto nel mio cortile ad uno scambio fra due bambini di cinque e sei anni. Il secondo invita il primo a seguirlo in bici per fare una passeggiata. Il secondo declina l’invito dicendo “non posso uscire in bicicletta da solo, la mamma e il papà mi hanno detto che posso usarla solo con loro!”. Ottimo lavoro mamma e papà: operazione regola riuscita con successo!
Ecco quindi, in estrema sintesi: le regole sono certezza, per l’adulto e per il bambino, guida e strumento prezioso, indispensabile per la strutturazione di un buon assetto educativo ed in particolare normativo.
2. A COSA SERVONO LE REGOLE?
Per rispondere a questa domanda partiamo dall’estrema sintesi: sicurezza ed autonomia. Binomio prezioso, no?! Cosa potrebbe essere più prezioso per i nostri figli se non crescere forti, sicuri, autonomi e consapevoli delle proprie capacità?
Ecco, le regole hanno proprio questa funzione preziosa: restituire senso di autonomia, forza, e grande sicurezza. La regola inevitabilmente rappresenta per il bambino una limitazione al proprio agire, proprio come una staccionata che interrompe un grande giardino in cui correre. Ma il bambino sa che quella stessa staccionata, oltre ad impedirgli di correre oltre, e di esplorare oltre, venendolo di fatto a limitare nella sua esperienza, lo protegge da spazi sconosciuti e lo difende, tenendolo al sicuro. Ecco la differenza importante con i limiti assoluti. La regola permette al bambino di vivere delle esperienze con delle limitazioni, ma non impedisce l’accesso alla libera sperimentazione, ne limita parzialmente il confine, per garantire sicurezza.
Crescere forti: a questo servono le regole. È nella ristrettezza e nella limitazione, ovviamente tollerabile e compatibile con caratteristiche e fase di sviluppo del bambino, che i nostri piccoli potranno mettere in gioco le proprie risorse. La limitazione rappresenta una importante risorsa: se qualcuno svolgesse tutto il lavoro al posto nostro, soddisfacendo ogni nostra richiesta e bisogno, sarebbe a noi preclusa la possibilità di conoscerci e di metterci in gioco, fronteggiando i nostri limiti e sperimentando le nostre risorse. Ed in questo modo la nostra soglia di tolleranza alla frustrazione diverrebbe sempre minore. Vale la pena quindi, introdurre delle buone regole, no?
Ogni ostacolo che incontriamo, grandi o piccini, viene a rappresentare per noi una importante e preziosa opportunità di crescita. Il limite offre la possibilità di risolvere un conflitto, ci stimola a cercare nuove alternative, allena la nostra flessibilità ed implementa la nostra pazienza!
3. QUANDO I BAMBINI DICONO NO…
Anche in questo caso intendo dare risposta a questa domanda prendendo le mosse dall’estrema sintesi, che solitamente vi presento nelle conclusioni: TENERE DURO! Scherzi a parte, mettiamo in secondo piano l’ironia e la leggerezza e dedichiamo con maggiore serietà ad affrontare questo grande ed altrettanto scomodo scalino.
Sappiamo tutti quanto sia spiacevole, talvolta sgradevole e quasi imbarazzante, sentirsi dire di no dai propri figli; vedere che non intendano rispettare le regole che proponiamo e come in ogni modo tentino, o riescano ad infrangerle.
Partiamo con il dare significato a questo nostro sentire.
Ci sentiamo indisposti, arrabbiati, delusi, imbarazzati e quasi offesi, talvolta…non è così? Questo succede perché la negazione e l’opposizione manifestata dal bambino rappresentano degli affronti alla nostra autorevolezza e una minaccia all’asimmetria della nostra relazione educativa. E questo è assolutamente lecito e comprensibile, intendo legittimare appieno questo sentimento e garantirvi che si tratta di un sentire profondamente condiviso dalla maggior parte di tutti. Ciò che è importante sapere però è che se limitiamo, rifiutiamo o impediamo a nostro figlio qualcosa che desidera o richiede, è fondamentale essere pronti ad affrontare la sua reazione…quindi, prepariamoci!
Ricordiamo inoltre che il bambino tende ad agire, a far prevalere il comportamento sul linguaggio, in modo molto diverso da quanto funzioni per noi adulti. …a volte questa fragilità nel loro autocontrollo può rappresentare per noi motivo di imbarazzo, soprattutto in contesti pubblici o di scarsa intimità…vi riporto ad un condiviso episodio di vita quotidiana: il siparietto al supermercato per l’ovetto di cioccolato astutamente esposto ad altezza bambino in prossimità delle casse. Penso di non sbagliare nell’affermare che almeno una volta ci è capitato che nostro figlio si arrabbiasse pur di averlo, o di assistere a scene di pianto e rabbia di altri bambini per motivi analoghi in contesti simili.
Spezziamo però qualche lancia in favore dei più piccoli, prima di vedere assieme come comportarsi al meglio in queste situazioni. Innanzitutto, ricordiamo che le espressioni di rabbia sono sane. E la rabbia non è solo dei bambini, anche noi ci arrabbiamo, solo che lo facciamo in modo diverso! Ma siamo stati bambini, no? Facciamone memoria…ci aiuterà! I nostri figli, oltre ad avere il diritto di arrabbiarsi, hanno…udite, udite!...il DOVERE di arrabbiarsi. A fronte di questo loro dovere troviamo il nostro: quello di guidarli al giusto modo di esprimere questo loro sentimento. E questo nostro dovere passa attraverso la tolleranza: è nostro onere, nostra immensa responsabilità, tollerare le espressioni di rabbia del bambino, nelle diverse modalità, perché prima di imparare ad esprimerla in modo corretto, il bambino deve sperimentare la sua robbia in tutta la sua spontaneità.
…e io che faccio? Tu, cara mamma, caro papà, devi innanzitutto mantenere quanto più possibile la calma. Arrabbiarti con il tuo bambino non lo aiuterà a calmarsi. Anzi, vedere come tu riesca a mantenerti neutro difronte anche alle più teatrali espressioni di rabbia rappresenta un importante messaggio di autorevolezza ed allo stesso tempo rassicurazione e contenimento. È proprio questo ciò di cui il bambino ha bisogno: CONTENIMENTO. Perché la rabbia è una emozione esplosiva, talmente forte, fluida, repentina, che può impossessarsi perfino del corpo del bambino, nella sua voce, nel suo
movimento, nel suo sguardo…ma se tu, che sei molto più grande e grosso, ed hai molta esperienza pregressa con questa emozione, garantisci un buon contenimento, la rabbia si farà più piccola, fino ad andarsene. Per alcuni bambini il contenimento passa attraverso la voce ed linguaggio, solitamente dai 3 o 4 anni in su. Useremo una voce calma, parleremo lentamente e accoglieremo quanto il bambino ci porta, esprimendo comprensione e portando quanta più empatia: “capisco che sei molto arrabbiato! Anche io lo sarei se mi fosse successa questa cosa!”; queste parole pronunciate a voce bassa, con tono controllato e lentamente, chinandosi all’altezza del bambino, possono rappresentare un buon lenitivo immediato. Diversamente succede per i bambini più piccoli, in particolare per quelli che ancora non abbiano avuto accesso al linguaggio; in questi casi le parole potranno far poco o niente. Conterà di più un buon contenimento corporeo: una salda presa di mano, uno stretto abbraccio, le mani poste sulle spalle, una voce calma, un volume basso, e poche parole, non importa quali…conta di più la nostra voce: il modo, non il contenuto.
In altri casi ancora sarà buona cosa limitarsi a restare presenti, senza dire nulla, senza alcun contatto, limitandosi ad accettare e tollerare l’espressione della rabbia, senza giudizio, in attesa di poter attivare una delle strategie proposte.
Ripristinato uno stato emotivo che lo permetta, sarà buona cosa richiedere al bambino di ripetere la regola che è stata rifiutata o infranta, condividendola ed osservandola appieno e richiedendone l’adempimento prima di passare ad un’altra attività. Non avrai un nuovo giocattolo se prima non avrai riordinato quelli che hai usato fin ad ora, questa è la regola!
È molto importante per il bambino ottenere un feedback rispetto al proprio comportamento: un rimprovero è scarsamente utile se il bambino non riesce a coglierne il significato. Elogiare un comportamento positivo rappresenta una strategia più significativa nella maggior parte dei casi.
…arrabbiarsi è una grande dimostrazione d’amore. Mi credi? Ne parleremo la prossima settimana, ti aspetto!