
AIUTIAMOCI AD IMPARARE
- Beatrice Stocco
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A casa…Aiutiamoci ad imparare…ad imparare!
Questo periodo di sospensione delle attività didattiche e di forzata reclusione può rappresentare una importante fonte di preoccupazione per molti genitori. Quando sarà il rientro a scuola? Come sarà? Come sarà possibile compensare questa mancanza in termini di apprendimenti e conoscenze?
Tali preoccupazioni risultano trasversalmente presenti in ogni famiglia, per i propri bambini, a partire dai più piccolo per arrivare ai più grandi, ormai ragazzi.
Purtroppo, non è possibile, in questo momento, offrire risposte rispetto a questi interrogativi o sedare le comprensibili preoccupazioni di genitori, insegnanti ed anche ragazzi. Però, è possibile tentare di cambiare il nostro pensiero, per risparmiarci la frustrazione di cercare freneticamente risposta ad interrogativi rispetto ai quali non abbiamo strumenti e modi per rispondere.
Cosa può significare cambiare il pensiero?
Partiamo dall’escludere ciò che sicuramente non significa. Cambiare il pensiero non significa affatto assumere un atteggiamento di superficialità e scarsa considerazione della situazione attuale e dei risvolti che essa ha comportato e comporterà. Non significa nemmeno fingere che la situazione non sia reale, piuttosto che negarla, o addirittura attribuirne la responsabilità ad uno o a pochi, individuati come capro espiatorio. Quindi, cambiare il pensiero significa spostarlo. Immaginando la nostra mente come uno straordinario e ricchissimo paesaggio, sarà possibile associare la situazione di precarietà e imprevedibilità ad un sentiero grigio e ripido, che si stringe in salita, di cui non possiamo scorgere la fine e che sembra portare con sé numerosi rischi e pericoli. Ma lo straordinario panorama della nostra mente non si esaurisce qui: sarà sufficiente volgere lo sguardo altrove per scorciare luoghi inesplorati, riflessi cangianti, nuovi spazi da occupare, nuove sensazioni da provare. Ecco, fuori di metafora, questa parte di panorama rappresenta lo spazio delle opportunità.
Quali opportunità si presentano a noi ed ai nostri bambini, dunque, in questo panorama? Una fra tutte è rappresentata dalla possibilità di imparare ad imparare. Eccoci, un’altra metafora, un altro giro di parole. Ma cosa significa imparare ad imparare? In una sola e semplice parola: autonomia.
Ancora più concretamente, ci troviamo difronte alla possibilità di guidare i nostri piccoli nell’apprendimento delle proprie autonomie personali ed anche casalinghe. A differenza di quanto si possa pensare, infatti, soprattutto per quanto riguarda i bambini in età prescolare ( 3 – 5 anni), l’apprendimento dell’autonomia non rappresenta affatto un compito gravoso, noioso e da voler evitare a tutti i costi. Anzi! Apprendere a fare e a fare da solo, per di più!, può essere addirittura obiettivo di intere giornate del bambino. Il bambino, nello sperimentare la propria autonomia, prende maggiore confidenza con le risorse di cui dispone e nutre il proprio senso di autoefficacia, gettando le basi della propria autostima.
…Calandoci nella realtà quotidiana, però, di cosa si tratta?
Si tratta di apprendere le autonomie compatibilmente con la propria età, favorendo sempre lo spunto verso un gradino più in alto. Questo mese, per esempio, il vostro bambino di tre anni può aver imparato ad aiutare nella preparazione della tavola, il prossimo passo può essere rappresentato dal richiedergli un piccolo compito nello riordinare la tavola dopo il pasto.
Colei che potremmo definire la fondatrice dell’impostazione pedagogica all’italiana, affermava che il principio primario fosse rappresentato proprio da questo: “AIUTAMI A FARE DA SOLO”. Si tratta ovviamente di Maria Montessori, alla cui filosofia pedagogica e metodologia viene ispirata la seguente tabella, che vi indico per avere degli spunti su come calare nella realtà concreta quanto di cui sopra.
Quelli indicati sono da considerarsi spunti di riferimento: ogni famiglia saprà offrire al proprio bimbo gli stimoli che ritiene maggiormente adeguati, relativamente al suo livello di sviluppo, alle risorse di cui dispone, ed alle modalità educative e culturali condivise in casa.
È evidente come molte autonomie siano associate al proprio genere di appartenenza, e questo dipende in larga parte dall’impostazione familiare e dalla base culturale di provenienza. Ciò che conta però, è garantire la sperimentazione delle sequenze di pratiche quotidiane in modo totalmente indipendente dal genere dei nostri bambini. Non ci sono lavori e faccende domestiche da maschio o da femmina, ecco quanto!
Per chiudere la nostra riflessione quindi, intendo portare l’attenzione sul tipo di autonomie che sarà possibile porci come opportunità nel prima descritto panorama della nostra mente. Nostro obiettivo sarà offrire quante più esperienze di autonomia, anche quando si tratti di faccende, lavori e pratiche non ancora accessibili al bambino in modo totalmente indipendente. Per esempio: coinvolgiamo il nostro bambino nello stendere il bucato, come nel cambiare una lampadina, nel cucinare un dolce: potrà divertirsi ad impastare con noi, come anche a lavare i piatti, spolverare i mobili, aggiustare un oggetto rotto, tagliare l’erba. Tali apprendimenti saranno sedimentati come tesori preziosi e ricordi di momenti di convivialità e condivisione, non solo utili e spendibili per il bambino, ma anche carichi di affetto.
A cura di Beatrice Stocco