SCRIVERE IN CORSIVO
- Federica Comunello
- per i genitori
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Sembra una richiesta di altri tempi quella di spingere i ragazzi, e non solo, a scrivere in corsivo.
Il proverbio che sentivamo una volta risuonare alle nostre orecchie dalle maestre “Asino chi non sa leggere la sua scrittura” è meno frequente nell’era digitale, ma quando ci viene rivolto assume i connotati di una vera offesa perché al di là del non sapere leggere ciò che si scrive, molto spesso non si sa nemmeno come si deve fare per poter scrivere in maniera leggibile ed elegante.
Alla scuola dell’infanzia si fanno parecchi esercizi di pregrafismo per allenare il gesto, orientare la direzione dei segni, calibrare la forza e per far capire che scrivere una lettera partendo da un punto non è la stessa cosa che partire da un altro.
Alla scuola primaria poi le maestre ce la mettono tutta per insegnare il corsivo e lo fanno in maniera anche molto originale.I bambini imparano che ci sono lettere che stanno solo sul prato come a, e, i, o, u, c…, quelle che vanno in cielo come l, b,t, quelle che vanno sottoterra p,g,q e quelle che vanno sia in cielo che sottoterra come la f. Lasciando poi libero sfogo alla fantasia dei bambini si arriva a sentire che la “n” ha due montagne, che la “v” ha la pancia in basso e la p ce l’ha davanti. Il tutto con l’intenzione che il segno venga memorizzato e recuperato facilmente quando serve.
Come mai allora i bambini abbandonano in fretta il corsivo?
Un tempo scrivere in corsivo era un esercizio quotidiano che veniva addirittura valutato dalla maestra. Richiedeva molto esercizio e coinvolgeva anche i genitori che a suon di rimproveri, strappavano le pagine dei quaderni se non si era scritto in bella grafia. Non mancava la cura per la prensione della matita e l’occhio vigile sulla postura da assumere fin che si scriveva.
Oggi, pur con i dovuti interventi da parte della scuola, sembra difficile far apprendere questa abilità ai ragazzi (fatta eccezione per coloro che presentano gravi disprassie), la quale richiede comunque molto tempo per essere interiorizzata, ma soprattutto un costante allenamento in termini di mobilità della mano e coordinazione motoria. I nostri bambini e ragazzi sono molto più abili a schiacciare i tasti o a toccare schermi per ottenere informazioni. Le potenzialità della mano, considerato il primo organo per la prensione degli oggetti, si stanno riducendo e limitando all’uso dei pollici per i telefonini e delle dita per la tastiera. Non dobbiamo stupirci se molti bambini faticano ad apprendere ad allacciarsi le scarpe, ad andare in bicicletta o ad arrampicarsi, perché sono gesti legati alla motricità fina che va appresa all’aria aperta e non davanti ai tablet.
Fortunatamente in questi ultimi anni pare ci sia una nuova attenzione verso il recupero di questa abilità perché si è scoperto che può apportare ad una serie di vantaggi anche all’apprendimento in generale.
Partiamo dalla definizione di corsivo data dall’Enciclopedia Treccani: corsivo deriva dal latino currĕre e significa che corre, che scorre. Il corsivo è stato inventato proprio per valorizzare le potenzialità della mano, che sa andare veloce. Chi sa bene scrivere in corsivo riesce col tempo a prendere appunti velocemente finché l’insegnante parla, favorendo così un primo studio efficace in classe e una maggior attenzione durante la lezione.
Il dott. Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (centro psico-pedagogico per l’età evolutiva oltre che per la disabilità) afferma che “Scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole, in unità semantiche, mentre scrivere in stampatello vuol dire invece sezionarlo in lettere, spezzettarlo, negare il tempo e il respiro della frase” e ancora “…il corsivo così come lega le lettere lega i pensieri, ma troppo spesso insegnanti e professori si accontentano di temi scritti in stampatello, e non hanno più né tempo né pazienza di insegnare la bella grafia”. Concordo con il dottore che un insegnante non abbia il tempo in classe di occuparsi anche della grafia, perché soprattutto a certi livelli di scolarizzazione alcune abilità devono poter essere date per assimilate altrimenti non si va avanti, ma posso dire che gli insegnanti non si accontentino delle grafie che leggono e che le pressioni su questo argomento non mancano. Quello che sembra mancare è piuttosto la flessibilità e la volontà da parte dei ragazzi di capire il vantaggio di questo tipo di scrittura che, secondo le moderne neuroscienze, arriverebbe addirittura ad attivare parti del cervello diverse rispetto a quando si scrive in stampatello. Questo sembra dimostrato dal fatto che dopo un incidente o un ictus c’è chi mantiene la capacità di scrivere in un modo o nell’altro.
Sempre secondo recenti studi condotti dalla canadese Virginia Berninger (autorevole studiosa di apprendimento della scrittura), ma anche dalla nostra équipe dell’unità operativa di Neuropsichiatria Infantile di Trieste, chi scrive in corsivo esercita una maggior capacità di autocontrollo a favore anche della correttezza ortografica con modalità non comuni ad altri tipi di scrittura, tanto che questa si sta dimostrando la strada migliore per trattare le forme di dislessia e disgrafia (disturbo dell’espressione scritta che riguarda il 20% dei ragazzi italiani, con maggior incidenza nei maschi rispetto alle femmine). La ricercatrice canadese ha inoltre condotto uno studio interessante con un gruppo di bambini della Scuola Primaria. Ha confrontato la scrittura in stampatello, in corsivo e su tastiera e ha scoperto che ad ogni modalità di scrittura si associano schemi cerebrali differenti e che in coloro che hanno utilizzato il corsivo si è registrata una maggior attivazione delle aree cerebrali associate alla memoria di lavoro, la quale è fondamentale per l’apprendimento.
A tal proposito nella sezione Scuola/elementari di questo blog abbiamo inserito la possibilità di trovare alcuni video interessanti del dott. Giorgio Bollani, optometrista e responsabile nazionale P.E.A.V.(Proteggi, Educa, Allena la tua Visione) su come scrivere in corsivo favorendo vista, postura ed apprendimento dei vostri figli. C’è inoltre la possibilità di iscriversi alla sua pagina facebook per ricevere video su come lavora con i bambini.
A cura di Federica Comunello











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