POTENZA DELL’ABBRACCIO
- Vanessa Battilana
- per i genitori
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Abbracciare, nella sua definizione, significa “circondare, stringere a” ed è letteralmente l’atto di cingere qualcuno fra le proprie braccia.
E’ la prima azione che compie l’ostetrica quando nasce un bambino: lo cinge fra le braccia.
Se ci pensate è anche la prima cosa che fa una mamma o un papà dopo il parto: abbraccia suo figlio.
Tenere qualcuno fra le proprie braccia significa dare protezione, difendere. Non è dunque soltanto un incontro spontaneo tra due corpi, ma un vero e proprio sistema di difesa.
Cosa succede al nostro corpo dopo 30 secondi di abbraccio?
Quando qualcuno ci abbraccia provoca in noi una tempesta ormonale che ha una sua precisa funzione: quella di farci provare conforto.
Questo accade perché il nostro corpo, quando riceve un’informazione tattile derivante dall’atto di abbracciarsi, dà al sistema nervoso periferico il compito di inviare un’informazione precisa al nostro cervello, cioè di produrre ossitocina.
L’ossitocina è un ormone che ha un ruolo centrale durante il travaglio e il parto; esso è coinvolto anche nella lattazione e nel legame fra partner, tanto da essere soprannominato “l’ormone dell’amore” .
L’abbraccio si delinea allora come una sorta di cura magica, un rito che ha il potere di dare conforto (dal lat. con-fortis = dare forza), trasmette energia e riduce lo stress.
Assumiamo allora l’abitudine di abbracciare i nostri cari, i nostri bambini, non solo quando sono tristi, ma anche e soprattutto quando sono stanchi, quando sono demotivati da un brutto voto, da una giornata storta, quando sentono la pressione di una verifica incombente, di un grande impegno lavorativo. Un abbraccio non richiede lunghi discorsi ma solo tempo da dedicare all’altro.
Tu sei unico e anche io sono unica.
Ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola.
[D. Grossman ]
A cura di Vanessa Battilana











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